Beigua

manifesto stampato nel 2012 in occasione della ciaspolata di protesta contro il progetto della miniera di titanio nel parco del Beigua

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NO TAV

3 e 5 aprile : iniziative a San Didero

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Hambach

STORIA DELLA FORESTA DI HAMBI

Prima che la RWE Rheinisch-Westfälische Elektrizitätswerke (German Power Supplier) iniziasse la distruzione della foresta, questa zona si chiamava ancora Burgewald (Rocca del bosco). 
Il cambio di nome in foresta di Hambach serve anche a questo, a nascondere la lunga storia della foresta e il suo valore in quanto una delle foreste più antiche della Germania. 
Qui segue la storia di Burgewald:
12.000 anni fa il Centro Europa vedeva la fine dell’ultima glaciazione. Lentamente rinverdiva l’Europa Centrale e Occidentale e nei secoli a venire si ricopriva di fitte foreste di faggi.
Solo in pochi altri posti l’ecosistema si sviluppò in modo così vario: ad esempio, nelle paludi, sulle coste, nelle regioni alpine. E solo in pochi luoghi vi erano altre tipologie di foresta al di là di quelle di faggi. Uno di questi luoghi era Burgewald, caratterizzata da un rigoglioso querceto. Trascorsero i millenni e la foresta cresceva e cresceva. Per lunghissimo tempo la Regione fu frequentata da pochissimi uomini: proprio perché la zona era ancora troppo fredda e fangosa …
Le prime testimonianze dell’esistenza di Burgewald risalgono all’VIII secolo d.C.. A quel tempo la foresta apparteneva a Carlo Magno. Alla sua corte si trovava Arnold di Arnoldswieler, un cantastorie. Questi, a conoscenza della precaria situazione di vita degli abitanti della zona, un giorno in cui accompagnò Carlo in una battuta di caccia, lo pregò di regalargli tanta foresta quanta sarebbe stato in grado di attraversare a cavallo durante il
 pasto del re. Carlo acconsentì e Arnold partì di corsa. Si era già accordato con la comunità locale affinchè gli tenessero pronti cavalli freschi e riposati, così che lui, facendo la staffetta, potesse percorrere tutto il perimetro della foresta in una volta sola.
Carlo apprezzò lo stratagemma di Arnold e gli regalò un anello come garanzia che la foresta da quel momento in poi sarebbe stata sua. Arnold donò Burgewald agli abitanti dei villaggi limitrofi e la chiamò “Wald Gottes” (Foresta di Dio). Gli uomini delle comunità limitrofe poterono allora finalmente tornare a raccogliere legna da ardere, funghi e nocciole, e in autunno potevano portare i loro maiali a mangiare le ghiande. Unica regola fondamentale: era vietato abbattere gli alberi. Da quel momento in poi Arnold sarebbe stato venerato nei 15 villaggi circostanti la foresta come un santo.
Da questo momento in poi la foresta diventò un bene comune. Tale sistema era diffuso in tutta Europa: i villaggi erano delimitati da ampie pianure, foreste e laghi. Non appartenevano a nessuno, non erano privati. Erano sottoposti al controllo e alla cura delle comunità locali, che si incontravano regolarmente per determinare quanti animali ognuno potesse portare al pascolo, quanti pesci potessero essere pescati dai laghi, dove si potessero abbattere gli alberi per costruire. Per secoli gli uomini hanno avuto un rapporto di armonia e scambio con la Natura. Con il passaggio a un’economia capitalista queste zone sono state recintate, privatizzate e la popolazione del luogo è stata costretta a lavorare a pagamento. Gli uomini rischiano più volentieri la loro vita quando lavorano per denaro, e questa è la peggior sorte che possa toccare a un uomo. 
Trascorsero i secoli e gli uomini vissero in buoni rapporti con la foresta. Dal XVI secolo gli arbusti sono stati inseriti in un registro, e una gestione ecosostenibile della foresta è stata registrata per iscritto.
Le comunità limitrofe si sono radunate a date fisse e si sono accordate per l’uso del legno. Nel XVIII secolo la foresta è stata suddivisa in lotti e assegnata alle comunità circostanti, ognuna delle quali era responsabile della sua parte. Questa sarebbe dovuta essere la decisione che avrebbe dovuto influenzare ancora a lungo la foresta. Quando, negli anni ’70, si attuò la riforma del territorio, poichè le comunità non sapevano bene quale pezzo della foresta appartenesse loro, la RWE, allora Rheinbraun, riuscì a farsi vendere la foresta distribuendo bustarelle.
Nello stesso anno, 1978, iniziarono i primi disboscamenti e ora, 40 anni più tardi, sopravvive ancora solo un decimo della superficie originaria.
Cosa ci aspetta in futuro? Questo non si sa, ma è chiaro che la Resistenza si è risvegliata e che prima o poi il Capitalismo avrà una fine, prima di quanto molti penserebbero … 
Articolo tratto da:
https://hambachforest.org/background/the-forest/
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ZAD d’Arlon

Zablière partout! Sull’espulsione della ZAD d’Arlon! Siamo la natura che si difende

March 21, 2021

Lunedì 15 marzo, la ZAD Arlon, è stata sfrattata durante la notte da 150 poliziotti, sostenuti da carri armati e forze speciali della polizia federale, 9 militanti ambientali sul posto sono statx arrestatx. Un militante è attualmente ancora detenuto in prigione.

Questa ZAD [Zone à Defendre, cioè “zona da difendere”, nel senso di zona di terreno occupata e resasi autonoma dall’amministrazione ndt], la prima del suo genere in Belgio, era stata lanciata nell’ottobre 2019, con l’obiettivo di impedire la cementificazione del sito dell’ex Sablière di Schoppach [vecchia cava d’arenaria ndt], di cui 8 dei 31 ettari sono stati riconosciuti come Sito di Grande Interesse Biologico dalla Regione Vallonia. Negli ultimi mesi, vi sono state osservate più di 250 specie diverse di fauna e flora, tra cui diverse specie protette o in pericolo (1).

Mentre questo spazio avrebbe potuto diventare una riserva naturale, le autorità politiche ed economiche locali e la società intercomunale IDELUX, proprietaria del terreno, hanno preso la decisione di sfrattare la ZAD per cementificare il sito e costruire la loro zona. Mentre lo sfruttamento del suolo, la frammentazione del territorio, e quindi la perdita di habitat naturali, sono stati riconosciuti come la prima causa della perdita di biodiversità in Belgio (2). Mentre l’80% degli insetti sono scomparsi in Europa negli ultimi 30 anni (3). Mentre in 15 anni, il numero di uccelli nelle campagne è diminuito del 47% in Vallonia (4). Mentre ogni settimana vengono pubblicati rapporti scientifici sempre più allarmanti che ci ricordano la necessità di cambiare il nostro paradigma e di rivedere profondamente il nostro rapporto con l’ambiente.

Non tenendo conto di nessuno di questi elementi, se non attraverso un palese greenwashing, il potere economico capitalista continua instancabilmente la sua marcia forzata verso il profitto e verso un’illusoria crescita economica, a tutto discapito degli ambienti e delle persone che sfrutta e distrugge.

La ZAD erano corpi e convinzioni contro questo vecchio mondo. Anime spinte dalla necessità di reinventare tutto, di vivere meglio insieme, di confrontarsi, di ‘distruggere la loro distruzione’, perché non possiamo più fare diversamente. Nel cuore di tutta una gioventù, ma non solo, questo luogo rimarrà un formidabile incubatore di impegno. Avrà permesso a tante persone di prendere coscienza della loro forza nell’azione collettiva, e delle possibilità di creare e vivere al di fuori del quadro dominante. Si apriranno altre fratture, statene certi.Forza agli/le militanti arrestatx, forza a tuttx i/le sostenitx della ZAD, forza a tuttx gli esseri senzienti di questo mondo, forza ai tritoni, ai ricci e alle api.

La ZAD di Arlon non c’è più, ZAD ovunque in ogni caso!

“Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera”.

Pablo Neruda

I MURI PIÙ FORTI CADONO A CAUSA DELLE LORO STESSE CREPE

(1) https://www.facebook.com/zabliere/photos/pcb.467800494654138/467798511321003

(2) https://www.facebook.com/IrruptionMedia/photos/a.140081047435591/234184698025225/

(3) https://up-magazine.info/planete/biodiversite/8414-80-des-insectes-europeens-ont-disparu-en-trente-ans/

(4) https://www.rtbf.be/info/societe/detail_toujours-plus-d-oiseaux-en-voie-de-disparition

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DEL COLORE DELLA TERRA

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RADIO BLACKOUT: CONTRO L’ESTRAZIONE DI TITANIO NEL PARCO DEL BEIGUA

Intervista radio ad un compagno di “Fuoricontrollo” dove si è parlato del progetto di devastazione del territorio della zona del Beigua a favore della miniera di titanio.

Cliccando su questo link è possibile ascoltare il contributo audio in versione integrale:

Contro l’estrazione di titanio nel parco del beigua – Radio Blackout 105.25FM

Il parco naturale del Beigua, in provincia di Savona, da decenni è minacciato dal progetto di costruzione di una miniera di titanio, la cui estrazione avrebbe delle gravi conseguenze ambientali (ma non solo) sul luogo. A farne le spese sarebbero in primo luogo la ricca biodiversità che caratterizza la zona, il patrimonio preistorico riconducibile a questo territorio e la salute di coloro che lo abitano.La miniera, infatti, oltre a necessitare di strade ed infrastrutture irreversibilmente impattanti per l’ambiente, estrarrebbe una pericolosa quantità di amianto (presente per il 15% nella roccia) e andrebbe ad inquinare le fonti idriche della zona.

Micro-asce rituali neolitiche provenienti dal Beigua

Come se non bastasse, il materiale grezzo ottenibile è talmente poco che sarebbe necessaria la costruzione di discariche limitrofe dove depositare il resto del materiale estratto, e la stessa frantumazione del titanio verrebbe appaltata all’estero in mancanza di laboratori (estremamente idrovori ed energivori) adatti a tale lavorazione sul suolo italiano.

Cristallo di titanio

Tra varie montagne russe di permessi, blocchi, ricorsi e battaglie legali, attualmente per la Compagnia Europea del Titanio è in gioco l’autorizzazione per operare dei sondaggi preliminari nella zona, da loro dichiarati non impattanti, ma che di fatto sarebbero il primo passo verso la costruzione della miniera vera e propria.

Ancora una volta, i sostenitori del progetto sventolano la bandiera del progresso e dei benefici economici che ricadrebbero su tutta la regione, senza considerare i danni reali che comporterebbe ed ostacolando le forme di opposizione formale esistenti.

Per iniziare a mobilitarsi contro questa mega-opera, è in fase di preparazione una due-giorni di camminata nella zona sulla linea delle edizioni “Imbricchiamoci” a cura del gruppo Fuori Controllo (vedi approfondimento https://radioblackout.org/podcast/imbricchiamoci-un-approfondimento-sullescursionismo-politico-nel-savonese/), in cui si creeranno dei momenti di confronto e di organizzazione su questa situazione. Rimani aggiornato/a seguendo le prossime puntate di Liberation Front.

 

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