Contributi sul campeggio di inizio agosto contro la miniera di titanio sul Beigua

Di seguito pubblichiamo (anche se con un leggero ritardo) alcune impressioni sul campeggio

contro la miniera di Titanio svoltosi ad inizio agosto sul Monte Beigua presso l’area picnic di Pratorotondo.

In questa piccola raccolta tre punti di vista di compagne e compagni che hanno preso parte alla tre giorni in attesa del prossimo appuntamento del 18 e 19 settembre.

 

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Dieci giorni sono passati dalla fine del “campeggio contro la miniera di titanio” svoltosi nei giorni 6-7-8 agosto nei pressi del rifugio di Pratorotondo.

Il tempo trascorso ci pare sufficiente per buttare giù qualche riflessione su come è andata, cosa ha funzionato e cosa no, le impressioni dei partecipanti e gli spunti ricevuti durante le discussioni.

L’allestimento di tende, cucina, palco per la musica, bagno è riuscito molto bene così come la gestione delle presentazioni, la camminata e le due assemblee comuni. La partecipazione è stata molto sentita non solo da chi è avvezzo a queste esperienze, ma da persone per cui questa era la loro prima volta.

La decisione, di proporre un campeggio il più possibile autogestito, richiedendo ai partecipanti di portarsi dietro il cibo, le stoviglie e dando loro la possibilità di gestire la cucina è stata apprezzata e rilanciata da alcuni nell’assemblea conclusiva. Questo è indice di un bisogno di confronto e conoscenza che va oltre il semplice “avere un’idea in comune” e che richiede necessariamente un approccio pratico, uno scambio di saperi che non restino solo sulla carta. Un altro obiettivo, forse il più importante, raggiunto dall’iniziativa è stato l’effetto prodotto intorno a sé; come un sasso lanciato in uno stagno è servita a smuovere le acque, portare l’attenzione sul problema della miniera, far sapere che è possibile opporcisi con modi che vanno oltre la petizione su internet, le proteste in video conferenza o i commenti da tastiera.

Non vanno taciuti anche gli aspetti negativi ovviamente e cioè che tutte le cose fatte potevano essere fatte meglio; per esempio si sarebbe dovuto munire i partecipanti alla camminata di cartina, coinvolgere meglio le persone nella gestione della cucina o trovare un’alternativa ludica altra al posto del concerto.

In conclusione possiamo dire che questo è stato solo il primo piccolo passo di un percorso lungo, faticoso, difficile e insidioso che ci vede lottare contro la realizzazione della miniera, ma che sta a dimostrare tutta la nostra intenzione di opporci ad un mondo la cui unica scelta che ci concede è una vita in gabbia.

 

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SUL CAMPEGGIO NO MINIERA DI TITANIO

Beigua 6/7/8 Agosto 2021

Prato rotondo, piccolissima località all’interno del parco del monte Beiuga, nella riviera a ponente di Genova. Si sente la fiducia di chi percepisce che questa tre giorni andrà bene. Il sentore di una partecipazione larga e interessata rende i preparativi ancora più eccitanti e intensi. Sono tante infatti nei giorni precedenti le mail e le conferme di persone un po’ da tutta Italia interessate a venire a questa tre giorni che inaugura una lotta contro la miniera a cielo aperto di Titanio più grande d’Europa, e contro il mondo che la necessita.

Il parco si affaccia sul mare e sarebbe davvero affascinante vedere le montagne a picco sull’infinita distesa blu, se non fosse che una nebbia fitta accompagnerà tutta la tre giorni, creando un’atmosfera davvero particolare, a cavallo tra l’horror ed il post apocalittico, con punte di romanticismo nelle ore di alba e tramonto, quando l’aria si tingeva di un colore davvero strano, peculiare di quell’umidità che ci mangiava.  dandoci un po’ di tregua solamente l’ultimo giorno, permettendo al sole di baciarci ed asciugarci un po’ le ossa dall’infinità umidità delle altre notti. A volte sembrava di vedere spettri che si aggiravano per i boschi, figure animali sfuocate dalla nebbia che sembravano vagare senza meta. Altre volte invece ci ritrovavamo a bocca aperta davanti alla coltre di nubi che si apriva e davanti a noi il mare da così in alto (noi eravamo a 1.100m sul livello del mare) manteneva comunque i suoi colori verde-azzurro ed era commovente averne uno sguardo così dominante da lassù!

Quando il venerdì comincia ad arrivare un po’ di gente si capisce subito che le presenze supereranno di gran lunga le attese. Chi ha guardato la tre giorni dall’esterno ci ha comunicato che secondo le loro stime sarebbero passate più di 500 persone!

A guardare il programma della tre giorni già si capisce che saranno giornate piene, ma tutto il resto, tutto ciò che sarà al latere delle discussioni, delle passeggiate, delle cucinate e mangiate, sarà ancora più interessante ed intenso. Scambi, chiacchiere, risate, distribuzioni di libri ed opuscoli, tante persone che non si vedono da tempo anche per colpa della maledetta cosiddetta pandemia, costituiranno il vero cuore del campeggio. L’assembramento, ciò che vorrebbero imporci di non fare più, in quei tre giorni è stato il nostro modus operandi. Vicin*, ci si guarda negli occhi, e tutto è più chiaro. Autogestione in cucina, nella pulizia, nell’organizzazione delle discussioni collettive, nella costruzione del campo, insomma in ogni ambito delle giornate passate in quel luogo. Ovviamente tante anche sono le cose da aggiustare e da migliorare, ma di questo ne siamo consapevoli sempre.

È evidente anche che la voglia di confrontarsi renderà i dibattiti interessanti e partecipati. Abbiamo cominciato il venerdì con la presentazione del campeggio ed un quadro della situazione del Beigua e della eventuale miniera. Ci siamo scambiati informazioni utili anche tramite esperienze personali all’estero che hanno arricchito ancora di più il dibattito. Il sabato mattina siamo andat a fare una visita nella zona che dovrebbe essere direttamente colpita dalla miniera. Una passeggiata di 4 ore che è diventata di 6 visti i/le numersi/e partecipant*, che ha compiuto un anello ed ha permesso, a molti di noi per la prima volta, di camminare su quella terra ed accarezzare quegli alberi che dovranno essere spazzati via per far posto ad un enorme buco. Esseri umani assetati di materie prime e di denaro accecati dall’avidità vorrebbero distruggere le poche cose belle rimaste di questo mondo. Poveri illusi se pensano che troveranno vita facile.

Il pomeriggio, nonostante le energie donate alla passeggiata siano state cospicue, vista anche la nebbia che ha reso il tutto ancor più difficile e faticoso, abbiamo chiacchierato per una cosa come 5 ore. Ci sono state presentazioni di libri e discussioni che hanno spaziato dall’attualità del mondo che ci circonda, ad analisi più politiche su capitalismo e primitivismi. Il tema che si voleva far emergere con forza da questi incontri di sabato riguarda la non parzialità di questa lotta. Ovvero di dirci che noi non siamo semplicemente contro la miniera di titanio sul Beigua, ma odiamo e disprezziamo tantissimi dei meccanismi che regolano questa società. Un mondo che ha bisogno di sventrare una montagna per soddisfare i propri “bisogni” è un mondo che non vale proprio la pena di conservare.

Quindi il tentativo era quello di dare ampiezza e respiro al discorso, collegandolo per esempio alla pandemia ed all’obbligo vaccinale (cosa su cui molt di noi sentivano e sentono il bisogno di confrontarsi perché molto urgente nelle nostre vite) oppure all’avanzamento tecnologico ed alla nostra dipendenza da esso. 5 ore intense in cui a parlare sono stat in molt e non si finiva più di discutere!!

Infine domenica abbiamo concluso il filo dei discorsi con una discussione su come andare avanti. Beh non poteva esserci conclusione migliore di questa tre giorni. A mia memoria non credo ci siano state discussioni più partecipate e riuscite di questa su come costruire le prossime giornate. Ci sono state proposte e anche chi si è preso la responsabilità di farle vivere alle prossime iniziative. C’è davvero stata una costruzione collettiva del prossimo passo da fare insieme, come sempre ci si augura di fare, ma poche volte ci si riesce davvero!

Con finalmente il sole in faccia ci siamo guardat negli occhi ed abbiamo deciso di continuare con questi incontri nella natura e nei luoghi che vorrebbero distruggere, non trascurando pero iniziative più di azioni e di inchiesta su chi, come, e quando vorrebbe fare l’ennesima guerra alla natura. Mai dimenticarsi che oltre a difendere e presidiare i luoghi che interessano al capitalismo, dovremmo anche attaccare i responsabili fattuali e chi si arroga il diritto di mettere in pratica questi scempi.

Alla prossima volta, al prossimo appuntamento, sempre decis* e arrabiat*!Contro lo sfruttamento indiscriminato della Terra, per la natura selvaggia!

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Apprezzando il report precedente “SUL CAMPEGGIO NO MINIERA DI TITANIO” per la sua complessità ed adesione allo “spirito” del campeggio, davvero vissuto intensamente, ma apprezzando un po’ meno la nebbia, vorrei sottolineare i temi sviscerati duranti i dibattiti.

Se, il sabato pomeriggio, è stato dato ampio spazio  al problema dell’estrattivismo connesso al  trasporto e alla lavorazione del materiale fino ad inerpicarci a trattare del picco delle quotazioni in Borsa degli accaparratori, la domenica abbiamo ampliato il discorso relativo allo sfruttamento capitalista e tutte le sue nocività. Dal lavoro salariato fino alla particolarità di questo periodo pandemico con i suoi corollari di obbligo vaccinale e green pass, passando attraverso l’avanzamento tecnologico ed alla nostra dipendenza da esso.

Un excursus storico sulle grandi epidemie, il business della sanità, il nuovo modo di monitorarci con il green pass e l’altrettanto nuova spaccatura della società fra buoni (vaccinati e greenpassati) e cattivi (magari anche vaccinati, ma non greenpassati) spesa, da Confindustria, partiti e mass media, attraverso la lettura del solito occhio antropocentrico da uomo bianco del nord del mondo.

Un ennesimo tentativo di far passare in secondo piano la divisione di classe, l’industrializzazione generalizzata, gli allevamenti intensivi, i laboratori finanziati dalle grandi potenze (anzi spesso co-finanziati da imperialismi ad una prima apparenza nemici fra loro), lo scientismo che dileggia, alla fin fine, tutto quanto sfugga all’asservimento della raccolta di dati necessari ai padroni.

E’ risultato infine chiaro che al Capitale, che chiede una moneta di scambio per una falsa libertà (altro che responsabilità civica!) bisogna opporre la totalità dell’opposizione e dei bisogni, insomma un contributo di classe.

autonoma senza Autonomia

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Chiunque volesse aggiungere considerazioni, critiche o contribuire in qualunque modo alla discussione può inviare una mail a delcoloredellaterra@anche.no

 

 

 

 

 

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